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Piles of Books

A-social

28 maggio 2019

Selfie. Pollice in su, mi piace.
Repost. Mmmm...pollice in giù, non mi piace.
Storia divertente. Haha, faccetta simpatica che ride.
Eccoci! Siamo qui, schermo a schermo a consumare la nostra relazione davanti una chat online.
So tutto di te anche se non ci siamo mai incontrati. So cosa ti piace dai tuoi like; so come la pensi dai tuoi commenti ai post su Facebook; conosco i luoghi che frequenti, quello che mangi, la musica che ascolti, i tuoi amici anche se non mi hai mai detto niente a riguardo.
So tutto di te. Ma chi sei te?
Perché non rispondi ai miei tentativi di chiamarti? Perché hai paura di incontrarmi?
Esisti veramente?
L'unica cosa reale che ho visto fin'ora è la sagoma metallica del mio cellulare. L'unica cosa con cui ho parlato fino ad oggi è una tastiera digitale.
Tutto quello che so di te non sei te.
Ho vissuto tutto questo tempo con te dentro una bugia: un piacevole passatempo, ma pur sempre una bugia. Ti sei dipinta come una persona virtuosa, ma sei rimasta nel virtuale. Hai infilato il tuo profilo Instagram come la più appariscente maschera di Carnevale e hai sparato like e cuoricini come coriandoli e stelle filanti. Hai attirato me, misera formica, nella tua ragnatela e hai banchettato coi miei sentimenti. Ho voluto credere ci fosse qualcosa di reale nelle nostre conversazioni, ma è stata solo una vana speranza. Tanto vicini nello spazio ma troppo distanti.
Abbiamo tralasciato i rapporti reali per uno virtuale, ci siamo rifugiati in un mondo su misura, grande qualche pollice e niente più, e siamo stati quelli che non riusciamo ad essere.
Adesso ho spento il cellulare e ho alzato gli occhi dallo schermo. C'è una luce diversa davanti a me. Più luminosa e viva. La posso vedere, la posso toccare. E' vera. E' tutto quello di cui ho bisogno.

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