
Monte Circeo
28 febbraio 2021
Promontorio dell'Appennino laziale,
nella provincia di Latina.
La cima più alta è il Picco di Circe, 541 metri
Respiri rumorosi su gambe in affanno.
La crudezza della via si manifesta fin dai primi passi.
Sassi, terra e radici si allungano in una chilometrica salita di cui non si vede fine.
L'oscurità boschiva non alimenta le energie e le speranze in una facile riuscita dell'impresa.
L'alternarsi di figure più o meno consone all'ambiente circostante accompagna la scalata fino alla prima agognata sosta pianeggiante.
Il peggio è passato - pensano - ignari di cosa li aspetti.
Pochi passi e il terreno muta, divenendo compagine rocciosa. Le gambe possono approfittare dell'aiuto delle braccia per proseguire l'arrampicata.
Ancora pochi metri ed ecco che si apre agli occhi la strepitosa vista della costa sabaudina, una lingua di terra separa il Tirreno dal lago salato. Una fusione di verdi e blu impressa su schermi smartphone.
Sovrastando le onde del mare, si va alla volta del picco circeo. Non è la prima punta che si raggiunge attraverso una foresta di erica, rosmarino e mirto. No, non è quella ma l'altra sommità che si vede lassù, in lontananza, offuscata da leggera nebbiolina.
Con un discreto sforzo di arti (superiori ed inferiori), in stile caprino, si raggiunge la croce di vetta del promontorio, meta della gran parte dei viaggi. Un'amaca adagiata su robusto tronco permette il riposo di membra e menti, alla vista delle spiagge ancora spoglie.
In questo viaggio, il picco di Circe è solo il primo traguardo di un più lungo (e tortuoso) cammino.
Percorrendo scoscesi tratti lungo il bordo montagna, su sentieri della larghezza dei piedi, tra sali e scendi continui, si raggiungono e superano altri due più modesti picchi con la vista che si dilunga verso le spiagge più distanti di Terracina e Gaeta.
Un antico fortino conserva gli ultimi scampoli murari dei fasti di un tempo.
Il belvedere delle Crocette segnala la meta conclusiva del tragitto. Ora resta solo che tornare indietro al punto di partenza. E il sole volgente al tramonto incita alla fretta.
Gli ultimi chilometri attraversano il bosco alle pendici del promontorio, divorati in un solo fiato.
La maga Circe trasformò gli uomini in porci e tutt'ora il monte che porta il suo nome costringe gli avventori a maleodoranti rientri verso le proprie docce.