
Monte Soratte
24 maggio 2020
Montagna situata nel Lazio,
in provincia di Roma.
691 metri di altitudine.
Ore 13 di una soleggiata e calda giornata di post-quarantena,
dall'aria più estiva che primaverile, come prevederebbe il calendario.
Prima uscita fuori porta dopo due mesi di reclusione globale.
Due mesi passati e dimenticati dai più.
Strade trafficate e bocche sorridenti su facce talvolta rilassate.
Altre volte fili di tensione separano i visitatori,
che prima salutavano compagnoni, ora abbassano lo sguardo timorosi.
Partenti dal varco di inizio percorso, un cartello dichiara “Voi siete qui”.
Subito in salita si inerpica la strada asfaltata, percorribile dai mezzi monacheschi.
Io, in avvio baldanzoso, sfoggio il mio nuovo outfit da trekking:
non come Zorro, ma altrettanto mascherato.
La mia compagna di un viaggio più lungo di questo mette in mostra tutta la sua non forma fisica.
In affanno dai primi passi, ma mai sopraffatta.
Insetti vari le ostacolano il cammino, ma lei è superiore a qualsiasi avversità.
Ad un chilometro circa dal via si diparte il sentiero degli eremi, 5 nel tratto di 1,5 km.
Ci inoltriamo nel bosco, percorso ben segnalato e ben visibile,
si sviluppa completamente in salita.
Qualche centinaio di metri prima di raggiungere il primo check point.
L'eremo di Santa Lucia (641 mt), guarda ammirato il lago di Bracciano
e, in giornate meno foschive, anche il mare.
In relativo terreno pianeggiante ci avviamo verso il secondo passaggio chiave
attraverso un sentiero che fa apprezzare il panorama con un pizzico di adrenalina:
tratto roccioso a strapiombo.
Da lì a breve incontriamo Sant'Antonio in macerie.
Per lui si va verso l'unica struttura ancora utile, Santa Maria delle Grazie (657 mt),
che ci accoglie beatamente con una fontanella provvisoria in una giornata afosa come questa:
neanche un filo di acqua se ne riesce a ricavare.
Borracce alla mano ci incamminiamo verso l'ultimo obiettivo di giornata, l'ultimo eremo in vetta.
San Silvestro ci chiama dall'alto dei suoi 691 metri, o forse le voci sono dei numerosi avventori
che picnic, vino e sigaro si godono la giornata controllati da decine di occhi sparvieri.
Ore 14. E per oggi di santi se ne sono visti abbastanza.
Ci accomodiamo nell'unica panchina libera e ci godiamo la leggera brezza che ci asciuga i sudori
e placa le fatiche.
Pasto frugale e coccole in abbondanza ricaricano le batterie prima del ritorno.
Più tranquilli dell'andata,
optiamo per la strada asfaltata che in meno di mezzora ci riporta al punto di partenza.
15:45 e siamo di nuovo alla macchina al pit stop cambio abiti.
Ci rifocilliamo con un gelato fresco e una coca cola zero zuccheri e poche calorie.
Nuova linfa vitale per una visita rapida al paesino privilegiato noto come Sant'Oreste,
un altro santo.
Prima dell'addio alla nostra montagna c'è tempo per una sconfitta cocente della mia compagna,
stracciata dal sottoscritto in un match all'ultimo sangue a tris presso il parco giochi comunale.
Sono le 16:30 quando ci avviamo verso casa, inconsapevoli della sorpresa che ci riserva la giornata.
C'è ancora un briciolo di energia che ci spinge a percorrere altri 2 km circa
per raggiungere le ormai famosissime Cascate di Monte Gelato.
Un vigile prova a farci desistere ma noi siamo camminatori incalliti, come i nostri piedi.
Ed eccole sempre lì, scroscianti e rinfrescanti.
L'emozione non ha eguali, anche alla settima volta che le vengo a visitare.
Questa volta ho portato con me una persona speciale che volevo presentare loro.
E' stato amore a prima vista.
L'ora adesso è quasi tarda e finalmente ci accingiamo a destinarci a casa
dove ci attende una doccia rigenerante e una cena squisita.
RICORDA:
Il tempo è un bene preziosissimo,
il tempo insieme un privilegio.
Rispettalo ed onoralo,
Sempre