
Sopravvivere non è vivere.
Questa è la mia rivoluzione
26 marzo 2019
Ho fatto un sogno.
Uscivo di casa carico di speranza. Irrequietezza e agitazione la fanno da padrone. Nella pancia grava macigno un peso mentre la memoria richiama vivo un testo.
La direzione è la stessa di altre individualità, il viaggio il più lungo mai affrontato.
Voci iniziano a susseguirsi, una dopo l'altra. Le parole hanno forme diverse da quelle vorticanti nella mente, il significato unico. Lo leggo negli occhi degli altri, lo specchio della mia anima. Ci sono frustrazione, rammarico, paura, senso di sconfitta, fallimento, voglia di rivalsa, di amare ed essere amati. Le mani si aggrappano al collo, lo soffocano e incatenano la testa, pesante come il piombo, trascinandola a fondo. Un leone ruggisce, ma non fa rumore. Manca l'aria, manca il fiato, c'è una verità che schiaccia opprimente.
Vado a dormire ma il sonno non rigenera. Il testo continua a scorrere dietro gli occhi che fanno fatica a guardare. Ripetutamente sbattono, ripetutamente versano lacrime che scavano solchi invisibili nel cuore. Fuori c'è il sole, sta sbocciando la primavera. Dentro c'è aria di tempesta. Ripartono le voci. I suoni sono familiari, danno coraggio. Tra le voci ce n'è una mai ascoltata. Esce dalla mia bocca ma non è la mia. Stento a crederci. Eppure il testo è quello che mi accompagna da qualche giorno. La testa, fino allora pesante, si svuota di tutto l'inutile e si abbandona soffice sull'erba. Il ghiaccio si scioglie e un fiume impetuoso invade le arterie. I muscoli sono contratti, paralizzati. Le parole escono violente ed arrivano lontane, fino nella mia coscienza. Un terremoto scuote le corde vocali che saettano parole dalla terra al cielo. Piano la rivolta si placa in un abbraccio che restituisce vita. I muscoli si rilassano, la pancia si alleggerisce. La paura si scambia con il coraggio, non esiste fallimento. La testa è un palloncino che fluttua al vento. Il leone ruggisce ed il suono assomiglia ad una risata che contagia. Farfalle dissolvono la tenebra e come scie luminose portano dolcezza e serenità.
Quel testo ora è parte di me, non spaventa più, è un alito leggero che scuote le foglie tra gli alberi. Una musica inizia a suonare in lontananza. E' il preludio per l'ultima rivoluzione. C'è una necessità che bussa insistente. Un treno che va preso al volo, il binario diretto al cuore. Una cascata travolge la coscienza evaporando intimità. Le parole sono artigli felini che dilaniano la corteccia secolare. La verità è svelata. L'inverno solo un ricordo lontano.
La musica suona più forte. Tutte le voci si uniscono in un canto solo. Gli occhi non piovono più lacrime; nasce l'arcobaleno che da tanti colori diventa unica tonalità.
Ora sono sveglio. E' vivo in me il ricordo di quel sogno. Fisso un punto nel vuoto. Un caleidoscopio di volti e voci irrompe davanti i miei occhi. E' un vortice che mi attira a sé. Mi lascio trasportare. Non so dove mi porterà, ma sono tranquillo. Sono anch'io parte di quell'iride.
Ho fatto un sogno, ma chissà! Forse non era solo questo.